Al Piccolo Teatro Studio Melato Saponaro incontra Pasolini e dirige un 'Calderón' dal sapore partenopeo. Sogno, incubo, mescolanza tra i linguaggi espressivi, impossibilità di evadere sono i temi dell'opera, portata in scena da Teatri Uniti.
Dal 9 al 21 febbraio va in scena al Piccolo Teatro Studio Calderón di Pier Paolo Pasolini con la regia di Francesco Saponaro. Scritto nel 1966, fu il primo testo teatrale dell’autore e si ispira a La vida es sueño di Calderón de la Barca. L’opera pasoliniana è ambientata nella Spagna franchista durante la guerra del regime e si snoda in tre episodi in contesti differenti -aristocratico, proletario, medioborghese- per far emergere l’impossibilità del personaggio principale, Rosaura, di evadere totalmente dalla propria condizione sociale. Lo sfondo del dramma è Las Meninas di Velásquez, enigmatico quadro che rimanda alla passione dell’autore per le arti figurative. Inoltre è ben radicato il tema del sogno in senso psicanalitico, e quindi come “viaggio persecutorio”.
Saponaro si dichiara affascinato dalla forza intellettuale di Pasolini e dalla sua capacità di fare riferimenti colti senza mai perdere l’interesse e l’amore per i ceti più bassi. Il regista aggiunge poi che il copione, definito “sovversivo”, presenta un intreccio di linguaggi e registri differenti, che obbliga a dialogare e rapportarsi con più forme espressive, dalla pittura al teatro borghese degli anni ‘60.
La produzione è affidata a Teatri Uniti, in particolare ad un gruppo di studenti dell’Università della Calabria in residenza creativa. La prima esperienza laboratoriale del regista con questo gruppo risale al 2007, l’anno di Chiòve da Mirò, e Calderón rappresenta il rafforzarsi di questo sodalizio. Con l’intervento di Teatri Uniti l’opera castigliana assume connotati partenopei.
Martedì 16 febbraio alle ore 17 nel Chiostro Nina Vinchi si terrà un incontro con la compagnia di Calderón ad ingresso libero.